sabato 25 novembre 2017

Il confine

La vita in fondo è anche questa: un giorno ti alzi al mattino, senza colpa, né dolo alimentare, senza eccesso, senza sintomo o sentimento e, senza controllo, inizi a vomitare.
Poi senza preoccupartene, senza pensare o senza volertene far condizionare, provi a fare colazione e vomiti pure quella. Allora senza rassegnazione e senza darci peso esci, ma senza aver considerato la necessità, ti ritrovi a vomitare in un sacchetto, che senza essere previdente, non avresti portato.
E poi senza fretta, torni a casa e senza gusto inizi a mangiare ciò che riesci, piccoli morsi di qualcosa di scondito, che poi vomiti.
E allora, senza riuscire a fare nient'altro e senza opporre resistenza, ti sdrai a letto, senza impostare la sveglia, senza programmi, senza domani.
E l'indomani ti risvegli, senza aver preso medicine, e come se niente fosse accaduto, mangi e ti presenti al lavoro piuttosto in forma, senza stanchezza, senza nausea e porti a termine quello che dovevi fare, iniziando pure un nuovo progetto.
E con molto appetito e con la voglia di cucinare, torni a casa e mangi e ti chiedi cosa sia successo. Senza memoria, andresti dal dottore. Ma ripensi all'ultima volta che sei andata, rimanendo più confusa di prima, dubbiosa nell'unica certezza di un altro esame istologico, che nemmeno quest'anno hai potuto evitare.
Con chiaroveggenza avevi azzardato la profezia e questa si è avverata.

Ora sei consapevole di quale sia il confine tra l'accettazione e il rifiuto. Se ti ostini a rifiutare ciò che non puoi cambiare, o se continui a voler agire per ciò che non richiede nessuna azione, ma soltanto rassegnazione, oltrepassi il confine dell'accettazione esponendoti al rischio dell'insanità mentale, in preda ad ansie, manie, persecuzioni ed ossessioni. Ma se al contrario ti fermi prima del confine della “reale” e consapevole accettazione, quando invece potresti ancora rifiutare, potresti cambiare, potresti opporti a ciò che non tolleri, potresti agire a tuo favore, ma ti arrendi, anche in questo caso metti a rischio la tua sanità mentale, stavolta in preda a depressione, apatia e abulia.
Per conoscere questo confine spesso bisogna superarlo o rischiare di farlo.

Quando stai male, in fondo, poco ti interessa se i tuoi mali trovano riscontro in una diagnosi clinica, poco ti interessa se questi verranno curati. La tua preoccupazione è riuscire a vivere la tua vita serenamente, trascorrere il tuo tempo, le tue giornate in modo piacevole.
Non ti importa di far parte o meno di un campione statisticamente significativo per essere contemplato dalla scienza, ti importa di trovare una soluzione ai tuoi problemi.

A volte l'unica via è l'accettazione, accettazione dei limiti della società, della medicina, della conoscenza o di quant'altro e trovare la risposta all'interno di sé, la motivazione a fronteggiare qualsiasi situazione, anche quella che richiede la rassegnazione. E' un concetto difficile da spiegare, ma non difficile è capire il momento in cui si crede di aver trovato la risposta. L'importante è ascoltarsi, con pazienza, senza aspettative o pressioni. La risposta prima o poi arriva.

Ma non tutti riescono o possono aspettare e molti hanno paura ad intraprendere un viaggio interiore. Allora cercano un “traghettatore” che li conduca verso l'accettazione. Non sempre si affidano nelle giuste mani di professionisti, esperti, medici ... E non è solo per stupidità che spesso arrivano persino a esorcisti, ma anche per disperazione o smarrimento. 



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