domenica 11 dicembre 2016

Quelle strane occlusioni

“Schwanden, prima di parlarti di lavoro, vorrei tornare sulla questione e sul tema della discriminazione. Sono tornata di recente in visita alla mia città natale. Sono stata pochissimo, ma non avrei voluto stare di più, se non per rivedere tutte le persone che avrei voluto. Io penso di non poter, né volere, più riviverci. Ho trovato una città sempre più scoraggiata e sempre più rassegnata. Sempre più derubata. Le persone non si sentono più a casa loro. Si sentono sopraffatte dagli stranieri, si sentono incapaci di qualsiasi azione per riprendere in mano la propria nazione, nessuno si sente tutelato dalla legge. Dall'altro lato invece ci sono quelli che non ascoltano questioni che definiscono “lamentele e odio del popolo” perché possono permettersi una posizione privilegiata e credono ciecamente nella legge e nelle istituzioni soltanto perché non hanno controversie.

Ciò che penso è che in Italia ci si frega da soli. Per prima cosa non si ha la capacità di distinguere tra le persone oneste e quelle disoneste. E allora, ci si scontra con questioni razziali. Se qualcuno crede che sia necessario non fare entrare più immigrati è proprio perché crede che in Italia non si abbia questa capacità di distinzione. Se non si è consapevoli di chi siano le persone oneste e quelle disoneste, di chi paga i suoi debiti e chi no, allora si deve distinguere tra chi è alto o basso, tra chi è immigrato o no, tra chi è ben vestito o malvestito, tra chi è bello o brutto, tra etero o gay. Questa è l'Italia: le discriminazioni sono basate soltanto su elementi esteriori e non su questioni di fatto. E quindi per non apparire razzisti, sessisti, omofobi, si accetta tutto: falsità, disonestà, assenteismo, evasione, perversione. Ed è anche per questo motivo che poi uno straniero vanta pretese che non ha, giocando sull'apparente discriminazione. Il classico esempio dello straniero multato sull'autobus perché viaggia senza biglietto e ha la pretesa di insinuare: “tu fai la multa a me perché sono nero.” E qualcuno è ancora capace di dargli ragione. A nessuno invece è chiaro che se ricevi una multa è perché hai fatto una violazione. Nolente o dolente è così. Non condanno chi commette infrazione, ma chi non vuole assumersene la responsabilità e pagarne le conseguenze. Se non accetti di vidimare per viaggiare in autobus, anche se non passa il controllore, dovresti andare a piedi, in bici o fare l'autostop.

Eppure, Schwanden, anche io da ragazzina ne ho fatte bravate, un po' per sfida, un po' per gioco. Vedevo che i miei genitori non mi rimproveravano se dicevo “oggi ho viaggiato senza biglietto: tanto erano poche fermate e poi l'autobus era pieno e difficilmente avrebbe potuto salire il controllore”, ma avrebbero fatto una scenata se avessi detto “oggi, dopo aver obliterato, ho conosciuto un ragazzo molto affascinante, tant'è che mi sono dimenticata di scendere alla fermata giusta e sono arrivata con lui fino al capolinea.” Sarebbe stato poi uno scandalo se avessi detto che il ragazzo era straniero. Mi ricordo da bambina quando sentivo alla radio una canzone (che mi dissero di Giuni Russo) che diceva : ”che scandalo da sola ad Alghero, con uno straniero, con uno straniero.” Eppure nessuna canzone ha mai condannato chi non paga le tasse o non rispetta gli altri.

In Italia non c'è nessuna consapevolezza di cosa sia di fatto l'onestà. Tutti pensano di essere buoni, onesti, ma quando possono sgarrano senza nemmeno rendersene conto. Non ci si accorge che così ci si frega l'uno con l'altro, facendo anche un danno a sé stessi.

E non è un caso se adesso la situazione, a detta di alcuni, sembra quasi insostenibile: furti all'ordine del giorno, morosità, criminalità. E poi invece ci sono quelli “ingessati”, che pensano che tutto si risolverà. Ma la gente ha sempre più paura di esporsi, preferisce subire o sperare che tutto si risolva per il meglio, senza di fatto far nulla.

A me spiace vedere questa situazione, anche se non ci vivo più. E poi, come ti ho detto, ho subito anche io un'ingiustizia. Ma ciò che mi spiace di più non è il fatto che adesso casa mia è in mano a gente che non paga. Ma ciò che mi spiace di più, da una parte, è che questa gente si comporta come se nulla fosse, come se avesse ragione, senza dichiararne il motivo, senza scusarsi, senza rispondere. Ed anche al tribunale sembra normale concedere tutti questi mesi di alloggio gratuito. Anzi, si impegnano pure a trovargli un altro alloggio.

La cosa che mi intristisce in assoluto è aver affidato l'incarico di mediazione, per trovare gli inquilini, ad una mia amica. Mi fidavo di lei. La conosco fin da quando ero bambina. Avevo scelto lei perché, lavorando all'agenzia delle entrate, è esperta in questioni fiscali, amministrative e, in quanto avvocato, pure legali. Ma purtroppo mi ha deluso. Evidentemente non condivideva i miei obiettivi. Senza dubbio ha svolto tutte le pratiche in maniera adeguata, ma il grosso errore che ha fatto, nonostante la sua formazione, è non aver saputo distinguere, di fatto, tra lavoro tassato e lavoro in nero e quindi non essere stata in grado di giudicare tra chi avrebbe potuto pagare e chi no, o tra chi vuol fare il furbo e chi no. Infatti ha effettuato controlli puramente formali, ma in effetti se una persona lavora in nero non si può sapere quanto guadagna e non ha senso verificare il contenzioso fiscale. Comunque, senza entrare nei dettagli, una vera amica si sarebbe comportata come se la casa fosse stata sua e quindi avrebbe avuto più scrupoli, avrebbe dovuto sentirsi più coinvolta. Forse lei crede troppo nelle istituzioni e allora ha pensato che se le cose sarebbero andate male l'avvocato avrebbe preso in mano la situazione e l'ufficiale giudiziario avrebbe risolto tutto. Ma non si è resa conto del guaio o del danno che questo avrebbe cagionato. Forse, come un agente immobiliare, ha voluto sbrigarsi a fare incontrare domanda e offerta, dimenticando che si trattava di un incontro al buio e, aldilà del compenso percepito, di una commissione da fare per un'amica.
Ne ho parlato apertamente con lei, ma questa è stata la sua risposta: “neanche ad un agente si addossa la responsabilità per la morosità e poi, cosa pretendi, non è mica raro in questi tempi trovare gente che non paga”. Poi ha voluto restituirmi il compenso che le avevo dato.
Schwanden, io non l'accuso certamente per avermi trovato queste persone. Anche se prima d'ora non mi era mai capitato di trovare persone inadempienti, questo non vuol dire che non sarebbe capitato se l'avessi affittata io. Ciò che mi ha deluso è il fatto che lei abbia sottovalutato una commissione piuttosto delicata per un'amica, eseguendola nel modo più distaccato possibile.
Anche quando doveva sollecitare il pagamento, non si esponeva più di tanto. Poi ho preso in mano la situazione, ma non potendo, per i problemi di salute che ho avuto, recarmi a parlare personalmente con queste persone, non sono riuscita ad evitare lo sfratto, anche se sono riuscita a recuperare una mensilità. Dopodiché ho dovuto affidarmi all'avvocato e da allora non ho ricevuto più nessun pagamento. Poi queste persone non rispondono, né ritirano i comunicati: sono un muro. Devo confessarti, Schwanden, che se avessi avuto la possibilità di recarmi a casa mia forse avrei rischiato una denuncia o peggio. Ma credimi, non avrei alimentato il lassismo, l'omertà e l'abulia che regnano nel paese. Sembra che nessuno sia più disposto ad impegnarsi per difendere nulla, neanche i propri diritti. Basta che sei connesso in rete e allora va tutto bene, mentre la realtà ti sfugge sotto gli occhi. Schwanden, sai che se mia sorella non fosse anche proprietaria della casa, sarei stata disposta a concederla in comodato gratuito a persone in difficoltà, ma non disoneste. E perciò io avrei rischiato la denuncia, non per questioni di denaro, ma per dignità personale. Perché non accettare la disonestà non significa avere pregiudizi, ma vuol dire non lasciarsi prendere in giro."


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