domenica 19 giugno 2016

Il bus

“A che punto sei col tedesco?”

“Chiedilo a lui.”

“Aaah intendevo la lingua, il linguaggio tedesco.”

“Schwanden, adesso comincio a capire cosa c'è scritto quando leggo qualcosa e anche quando parlano. Ma siamo a basso livello. E poi lo svizzero tedesco è come se fosse un dialetto e quindi diciamo che ho ancora l'impressione di non capire un accidente che non sia il mio. E la cosa che più mi fa star peggio è non capire i bambini quando mi parlano. Però è incredibile come le persone siano flessibili. Passano da una lingua all'altra senza problema. A volte pongo semplici domande in tedesco. E allora mi rispondono in inglese o in italiano, se lo sanno. Invece se inizio a parlare in inglese spesso mi chiedono, un po' preoccupati se conosco altre lingue. Allora rispondo “italiano” e, se lo sanno, preferiscono. Schwanden, fa quasi impressione vedere quanta gente parla italiano, nonostante abbiano ben poco in comune con la mentalità italiana. E' incredibile come qua l'Italia sia così lontana, seppur così vicina.
E comunque non voglio più tornarci. Tutte le volte che mi innervosisco è colpa di faccende ancora aperte in Italia che mi guastano le giornate. Sto quasi diventando intollerante. Qua la gente si comporta, agisce senza che tu debba sollecitarla. In Italia devi fare ventimila solleciti e ancora non ottieni nulla. Non voglio fare l'elenco delle cose che non vanno in Italia. Faccio solo l'esempio del bus.”

“Si possono capire molte cose osservando i sistemi di trasporto.”

“Il fatto che qua i mezzi di trasporto pubblici siano sempre puntuali non è un luogo comune. Ma sai perché? Perché non solo dal capolinea non si sgarra, ma nemmeno a qualsiasi fermata. Se in lontananza si vedono la vecchietta, la signorina appariscente o anche una persona che ha difficoltà motorie, trafelati per cercare di non perdere il bus, non li si aspetta. Non si aspetta nessuno. Se c'è un orario da rispettare niente eccezioni. Per colpa di una sola persona un intero bus potrebbe arrivare in ritardo. Perché se aspetti qualcuno ad una fermata, potresti perdere il semaforo e poi se ci si ferma una volta è facile che anche alla fermata dopo si ripresenti la stessa situazione. E allora per evitare disuguaglianze, non ci si ferma per nessuno. L'orario è quello. La vecchietta e il signore prenderanno il bus che passa dopo (non aspetteranno neanche tanto). D'altronde nessuno può pretendere che persone in difficoltà arrivino sempre puntuali e poi, probabilmente, non hanno impegni di lavoro. Per la bella signora? In effetti se devi guidare (e sei uomo o attratto dalle donne) meglio evitare di distrarsi. E così tutti arrivano puntuali. 
L'Italia è invece un bus che, per aspettare tutti, alla fine non arriva da nessuna parte. E che pretese che ha il singolo passeggero! L'autista deve aspettare, ma poi si lamentano che non arriva in orario. Però prima di salire era più importante che quella singola persona non perdesse il bus piuttosto che l'intero bus arrivasse in orario. Sarà anche vero che magari l'autista si adagia al capolinea. Ma è proprio perché ognuno ha una visione molto egoistica del servizio che l'autista si adegua. E poi che motivazione avrebbe un autista a partire in orario dal capolinea se tanto sa che non arriverà in orario perché costretto a fermarsi e aspettare i ritardatari? E così è un circolo vizioso. Io aspetto, tu aspetti. Io pretendo, tu pretendi. Se si fissa un orario è bene che decida l'orario e non la persona. 
Allora sarebbe bello buttar via gli orologi e non aver orari. Ma allora non usiamo più i badge al lavoro. Non fissiamo più nessuna scadenza. Non prendiamo più nessun impegno e viviamo così alla giornata. Andrebbe bene in un'altra società, con un'altra organizzazione. Ma in una realtà dove si fissano regole, orari, scadenze un atteggiamento come quello che si ha in Italia non porta da nessuna parte. Che senso ha scrivere le regole se poi ogni volta il singolo caso può essere l'eccezione? 
Non si può pretendere giustizia se non si è imparziali. Non si può pretendere giustizia se c'è omertà con chi sgarra. Il bus è la metafora di come viaggia il sistema. 
Anche in riunioni, incontri, lezioni … si tende ad aspettare sempre i ritardatari. Ma perché? Perché si pensa sia educazione aspettare tutti, quando invece sarebbe educazione rispettare l'orario? E poi, diciamolo, se a te non interessa l'inizio della riunione, perché arrivi in ritardo, ti fanno ancora sentire desiderato.
Tornando al discorso stradale, inversa è la situazione del traffico automobilistico. In Svizzera il pedone ha sempre ragione. L'autista si ferma ancora prima che metti il piede fuori dal marciapiede e ti lascia passare indipendentemente da chi tu sia: un baldo giovane, un anziano signore con deambulatore, una bella donna … Lo stesso accade anche se ti butti in mezzo alla strada o passi senza guardare: l'autista deve fermarsi.
In Italia invece gli automobilisti sono i padroni della strada. Guai a non farli passare. Se non ti mettono sotto, ti stordiscono col clacson.
Inoltre qua la gente del vicinato e quelli che incontri per la strada ti tengono d'occhio non per farsi gli affari tuoi a vanvera, come in Italia, ma per controllare che non sgarri e se fai qualcosa che non va te lo dicono apertamente e con aria severa. 
In Italia se fai qualcosa di sbagliato lo sanno tutti, tutti stanno zitti tu continui indisturbato e ti salutano pure (se sei uno che incute timore). 
Schwanden, qui non vedi la polizia in ogni angolo, vedi la gente che ti osserva e che si attiva se c'è da far qualcosa. Per questo per la strada quando cammini ti sembra di vedere persone attente, non gente che procede parlando al telefono o fissando un display. A questo, devo dire, che sono piuttosto estranea, visto che ho la testa sempre sulle nuvole dei miei pensieri e non mi interessa osservare gli altri per fare il carabiniere. Invece in Italia ero spesso stressata quando vedevo tanta gente accalcarsi per timore che sparisse qualcosa dalla borsa o che qualcuno non rispettasse il proprio turno nella coda che facevo. Perché se non tollero la falsità, figuriamoci la truffa. 
E in caso di controversie, se sei dalla parte della legge in Italia stai fresco, mentre qui stai tranquillo.”

“Però hai sempre le tue utopie.”

“L'Italia si è verificato un luogo non adatto né a me né ad esse. Gli Italiani sono molto simpatici, sono persone di cuore, sono tutti amici finché non sono davanti ad una mazzetta di denaro. A quel punto si scannano a vicenda per accaparrarsi il bottino. L'ho visto fare tra parenti, eppure si erano tanto amati. Certo non sono tutti così per fortuna, ma conosco poche eccezioni.
Qui magari non sembrano così simpatici, sono piuttosto rigidi, ognuno ha le proprie cose che l'altro rispetta, ma se sono davanti ad un bottino sono in grado di dividerselo equamente.”

“Certo, tu sogni anche una realtà libera dal denaro, dalla proprietà, dall'odio, libera in generale da tutto … Tu sogni troppo.”

“Lo so. E infatti non mi aspetto di trovare una realtà così, ma di sicuro un passo avanti l'ho fatto. Mi son liberata dall'inquinamento della mia città.”

“Già, qui è tutto più verde, ma in compenso c'è il rischio nucleare. Qui sono pacifisti, ma il servizio di leva è obbligatorio. Qui non mettono i lucchetti agli oggetti di valore, ma in compenso stipulano assicurazioni.”

“Qui son tutti felici e poi si suicidano. Schwanden, a parte le esagerazioni e le contraddizioni, che comunque ogni luogo ha, ciò che volevo adesso ce l'ho.”

“Un posto dove morire tranquilla?”

“Schwanden, prima di morire si vive.”

“Già. E pensi di continuare a vivere giocando con tua figlia tutto il giorno?”

“Ti riferisci al lavoro retribuito? Lo so. Guarda che mi ero già posta la questione diverse volte. Sinceramente, non saprei se qua apprezzerebbero la mia personalità, aldilà del curriculum professionale. E devo dire che se non avessi la bambina da accudire e il mio compagno non avesse un signor lavoro, senza occupazione stabile non mi avrebbero mai permesso di risiedere.”

“E allora? Non puoi non avere obiettivi.”

“Schwanden, ne riparliamo in futuro perché adesso ho altre priorità.”

“Altre priorità? E cosa viene prima dei tuoi obiettivi? 


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